Tu sei qui: CronacaIl delicato equilibrio tra uomo e ambiente: il patrimonio delle "macere" in Costiera Amalfitana
Inserito da (Maria Abate), domenica 11 febbraio 2018 12:35:41
I terrazzamenti che caratterizzano il paesaggio della Costiera Amalfitana sono la testimonianza degli sforzi dell'uomo per adattare le difficili condizioni topografiche alle sue necessità di sopravvivenza. La creazione di questi tratti orizzontali di terreno coltivabile è stata possibile grazie alla realizzazione di muri a secco, anche di notevole altezza, detti "macere". Le tecniche utilizzate per la loro costruzione costituiscono un patrimonio di regole empiriche e di esperienze non codificate che rischiano purtroppo di scomparire, perché a custodirle sono gli ultimi contadini. Ecco perché è importante raccoglierle e disciplinarle, in modo che il lavoro di decenni non vada perduto.
I contadini di una volta scavavano il terreno fino a trovare la roccia dura. Quindi procedevano con la preparazione delle pietre: un'operazione, detta "tozzatura", effettuata con l'aiuto di un martello a punta, che consisteva nel ridurre le pietre nella forma più regolare possibile. Queste pietre, che non dovevano essere inferiori a 20 cm, venivano poi sistemate in modo tale da risultare ben collegate tra loro, sempre in posizione orizzontale. Inoltre, dovevano essere posizionate con la parte più larga verso l'interno e quella più stretta verso l'esterno, così da reagire meglio alla spinta del terreno grazie all'effetto cuneo. In questo modo, i contadini procedevano per strati, colmando i vuoti tra pietra e pietra con frammenti più piccoli, brecciolino e materiale di risulta mescolato a terra. Ogni strato ottenuto veniva poi battuto a lungo con il martello per assestare bene il muro. Lo spessore delle macere era di 50/60 cm con una battuta (o pendenza) del 5-10 % verso l'interno, per aumentare la stabilità del terreno.
Le macere erano utilizzate, dunque, per permettere una più agevole coltivazione di un terreno originariamente scosceso. Oggi continuano comunque a svolgere un ruolo fondamentale anche in quelle parti del territorio in cui, pur verificandosi l'abbandono delle attività agricole, sono ancora presenti nuclei abitativi. La funzione di questi assi viari, il più delle volte con un andamento ripido che taglia le pendici delle colline dal basso verso l'alto, non si limitava a quella di collegamento ma era anche quella di facilitare il drenaggio e l'utilizzo delle acque pluviali. Questa caratteristica è evidenziata dalla presenza, lungo i percorsi, sia di canali costituiti da coppi di argilla che conducono le acque verso vasche di raccolta poste nei terrazzamenti (le cosiddette "peschere"), che da punti di scarico nei valloni sottostanti.
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