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Quasimodo, Amalfi, letteratura

Quasimodo, Amalfi e i luoghi della nostalgia

Rapito dal fascino degli echi bizantini, dei miti e delle leggende che aleggiano nella più antica delle Repubbliche marinare, Quasimodo venne ad Amalfi nel gennaio 1966 su invito di Giuseppe Liuccio, presidente dell'azienda turismo

Inserito da (PNo Editorial Board), lunedì 27 febbraio 2023 16:32:35

di Lorenzo Imperato

La vita di Salvatore Quasimodo è strettamente correlata agli eventi del secolo in cui ha vissuto. Nato nel 1901, ha saputo con astuzia cogliere i nuovi aspetti della poesia novecentesca, essenzialmente antropocentrica, tesa ad analizzare l'uomo in tutte le sfaccettature.

La sua esperienza poetica parte proprio dalla terra natia: la Sicilia. Luogo caro alle muse, in cui, tra le onde del mare, echeggiano i versi omerici. Proprio Omero gli sarà di ispirazione, per la sua "Odissea" dell'anima, un viaggio senza tempo che lo porterà a raggiungere le vette poetiche più alte. Con il poeta greco condividerà la considerazione dell'uomo, per entrambi un essere superiore agli altri, proprio perché più fragile. La figura di Ettore, l'eroe uomo dell'Iliade, segnerà la poetica di Quasimodo, incentrata proprio sulla valorizzazione delle fragilità umane, come nuova frontiera della letteratura. Grazie a questa visione intimistica della poesia, riuscì a sfuggire alle censure del fascismo, con cui collaborò anche, in qualità di dipendente del ministero dei Lavori Pubblici, a partire dal 1926. Nonostante la sua formazione scientifica, ed il suo nuovo impiego, Quasimodo non represse mai il suo desiderio di raccontare in versi, la solitudine dell'uomo, nemmeno quando, impegnato a Roma nel ruolo di geometra, temeva di aver perso, come "il maestro", (famoso protagonista del romanzo di Michail Bulgakov dal titolo "Il maestro e Margherita") la sua vena letteraria e di essere sull'orlo di una crisi esistenziale. Proprio allora, la vita gli riservò una piacevole sorpresa: sempre nel 1926, ottenne il trasferimento a Reggio Calabria. In quella città vivace, che trasuda di Sud, Quasimodo, come Leopardi a Torre del Greco, ritrova la fiducia in sé stesso e nelle sue capacità letterarie. Anche lui, come il poeta recanatese, si avvale di una prestigiosa compagnia, quella dell'amico ritrovato Salvatore Pugliatti. Reggio Calabria con il suo clima mite, la gente allegra e folkloristica, sarà il crogiolo nel quale plasmerà la sua prima raccolta di poesie dal titolo "Acque e terre". Con uno stile sentenzioso il poeta siciliano rievoca i luoghi della nascita e lo fa attraverso la metafora dell'acqua, che genera a vita nuova, e della terra, anch'essa madre, malcelando al contempo un'angoscia esistenziale ed una profonda malinconia verso i luoghi della sua giovinezza.

Questo rapporto profondo con le città di mare, segnerà il percorso di Quasimodo, ad esse infatti lui lega la sua poetica. Nel 1931, in Liguria, dà vita alla sua seconda raccolta di poesie, dichiarando la sua adesione all'ermetismo. Nonostante abbia passato molti anni poeticamente felici a Milano, il suo cuore sarà sempre in viaggio verso sud, verso quelle terre generatrici, foriere di una nostalgia profonda, che produce inevitabilmente dolore in chi la prova. Rapito dal fascino degli echi bizantini, dei miti e delle leggende che aleggiano nella più antica delle Repubbliche marinare, Quasimodo venne ad Amalfi nel gennaio 1966 su invito di Giuseppe Liuccio, presidente dell'azienda turismo. Il poeta accettò l'invito di Liuccio a presiedere la giuria di un premio letterario e tornò altre volte (2/3 o 4 volte, forse) per portare avanti questo impegno. Ed era all'Hotel Cappuccini anche il 14 giugno del 1968, sempre per i lavori della giuria del premio, quando fu colto dall'ictus che gli causò la morte.

Qui, tra i vicoletti ed il profumo del mare, ha assaporato, con dolce nostalgia, la sua infanzia, quella dimensione spensieratamente pascoliana, vissuta nelle terre sicule e divenuta presente nel capoluogo costiero. In pochi versi, intitolati "Elogio di Amalfi", racchiude la sublime esperienza rievocativa sperimentata in questa città. Fino all'ultimo, Quasimodo si immergerà pienamente nella dolcezza di questi luoghi, meraviglioso viatico per il suo viaggio interiore. Proprio ad Amalfi, nel 1968 si spegnerà improvvisamente, tramontando al mondo, come il sole fa nel mare amalfitano.

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