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Costiera Amalfitana. In che modo il covid-19 ha cambiato la nostra vita? La riflessione di una giovane studentessa

La voce narrante è una giovane donna, che ha visto mutare la sua esistenza in breve tempo, in una manciata di giorni

Inserito da (Admin), sabato 23 gennaio 2021 12:47:21

di Federica Carrano* studentessa in giurisprudenza

Prima che la pandemia potesse assorbire e relativizzare il tempo a disposizione di ognuno di noi, la nostra sembrava una vita abitudinaria con tragitti prestabiliti, appuntamenti riportati con cura sugli smartphone e sulle agende, insomma eravamo noi a scegliere come giostrare il nostro tempo, le risorse disponibili, decidendo chi incontrare e con chi interloquire.

Il tempo di narrazione più idoneo è il passato, perché questa è una remota parentesi di ciò che eravamo prima del 10 marzo 2020. Da quel momento, nulla è più stato uguale, nulla ha avuto più il sapore di spontaneità, di certezza, di inviolabilità.

Chi, però, si è preoccupato di raccontare quanto effettivamente sia cambiato nell'animo di ciascuno di noi? La voce narrante è una giovane donna, che ha visto mutare la sua esistenza in breve tempo, in una manciata di giorni, e la sua entusiasmante routine. Entusiasmante perché, come tutti i giovani, ha delle aspettative sul proprio presente e sul proprio futuro. Fino a quel momento, la vita oltre ad essere orientata sullo studio, era orientata alla dimensione umana, ai rapporti tra coetanei, prevalentemente inserita nell'ottica universitaria, all'associazionismo, alle elezioni studentesche, ai pomeriggi in biblioteca, ai confronti tra colleghi, ad un caffè preso in pausa studio, al rientro in costiera amalfitana dopo una giornata di intenso lavoro con pianificazione dei successivi giorni.

L'università è l'ancora, il punto fermo, sia fisico che psicologico. Dal giorno in cui la pandemia è stata conclamata, ciò che era quotidiano, a volte ritenuto pedante, e in un certo senso di scontata esecuzione, è sbiadito, lasciando spazio prioritario ad altro. Non c'è stato più tempo né modo di riflettere su quanto fosse stato stabilito, era necessario pensare ad una ipotetica soluzione ai problemi che di lì a poco sarebbero emersi come relitti dai fondali oceanici.

In un primo momento, l'approccio alla pandemia è stato distaccato, distante, e l'unico iter applicabile erano i rigidi protocolli, che lentamente hanno reso saturo il pensiero e l'agire. In più ciò che ha reso il tutto ancora più difficile è stato doversi tenere lontani dagli affetti, dagli amici, dai luoghi di ritrovo, rifugio mentale ed emozionale per chi, come me, avendo una vita densa di impegni, riusciva a trovare un po' di leggerezza in momenti leziosi.

Pronostici per il futuro? In questo marasma che ha confuso non poco e ci ha portato a rivedere e a rivalutare le nostre fallaci certezze, si è tutto ridimensionato, ahimè, alla versione digitale, telematica, che ha sicuramente agevolato molte pendenze (esami da sostenere, colloqui, conseguimento titoli, corsi di aggiornamento, reso fruibile lo "smart working", ecc.).

L'auspicio è che si possa rientrare in una normalità fatta di autentici vissuti, con una focalizzazione su sé stessi, riuscendo ad associare un valore a ciò che prima sembrava avere un ruolo marginale. Il tutto tenendo presente il brocardo latino "Homo faber fortunae suae".

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