Tu sei qui: Storia e StorieLa Torre dello Ziro a Pontone e la prigionia di Giovanna d'Aragona
Inserito da (Maria Abate), domenica 25 febbraio 2018 14:19:01
Non tutti sanno che la Torre dello Ziro a Pontone, frazione di Scala, fu teatro di uno dei più sanguinosi episodi della storia del Ducato di Amalfi.
La torre fa parte di un'antica rete di strutture difensive disseminate lungo la costa per avvistare gli incursori dal mare. Prendendo la stradina che passa vicino alla chiesa della Madonna del Carmine e imboccando il sentiero CAI 351b, si può giungere alla Torre ammirando dall'alto lo splendido panorama su Atrani, Amalfi e Ravello. Circondata un tempo da mura merlate di cui sussistono le tracce, ha subito varie trasformazioni: nel 1292, nel 1305, nel 1335 e nel 1480. Munita di cannoni fino al XVIII secolo, è stata poi abbandonata e nel 2006 ha ricevuto dei restauri conservativi. La torre ha forma cilindrica e anticamente vi si accedeva con l'aiuto di corde o con una scala di legno retrattile: il varco e la scala del pianterreno sono contemporanei. È dotata di tre piani in elevazione sovrapposti: il piano terra ospitava soltanto una grande cisterna, quello minore era destinato alla detenzione, mentre quello maggiore era utilizzato per la raccolta di acqua piovana.
Questo severo edificio ricorda ai posteri un pezzo di storia che ancora fa venire i brividi. Al suo interno, infatti, fu rinchiusa e poi giustiziata ferocemente Giovanna D'Aragona, detta "la Pazza", duchessa d'Amalfi, colpevole di avere contratto un matrimonio morganatico con il suo segretario. Nipote del re di Napoli Ferrante I, Giovanna andò in sposa, nel 1497, al secondo Duca d'Amalfi don Alfonso Todeschini Piccolomini (a sua volta nipote del Papa Pio III). Ma qualche tempo dopo rimase vedova e fu aiutata nell'amministrazione dei suoi beni dal maggiordomo di corte, il patrizio napoletano Antonio Beccadelli di Bologna. Un rapporto che nel tempo si trasformò in un legame affettivo, al punto che i due si sposarono clandestinamente ed ebbero due figli. La notizia, però, giunse alle orecchie del fratello e cardinale Luigi d'Aragona, che disapprovò il legame per motivi di rango sociale. In preda alla rabbia, ordinò che la sorella e i suoi tre figli venissero rinchiusi nella Torre dello Ziro e poco dopo che fossero giustiziati. Nel frattempo lo sposo morganatico era riuscito a espatriare nel Ducato di Milano, ma ebbe vita breve: fu fatto assassinare da sicari.
La vicenda fece scalpore e ispirò molte opere letterarie già negli anni a venire, come le tragedie seicentesche The Duchess of Malfi di John Webster e El mayordomo de la Duquesa Amalfi di Lope de Vega.
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