Tu sei qui: Storia e StorieQuando a Minori si stendeva la pasta ad asciugare sulla spiaggia
Inserito da (Maria Abate), sabato 9 gennaio 2021 15:17:52
Per secoli l'economia della Costiera Amalfitana e, in special modo di Minori, si è basata sulla produzione di pasta a mano, tanto che lo storico Matteo Camera scriveva, nella sua "Istoria della città e costiera di Amalfi", «maccheroni, oltre delle paste minutamente lavorate, che per la perfetta qualità sono le migliori del regno: si spediscono in Napoli, Sicilia, Calabria, Livorno, Genova, Marsiglia e talvolta fin a Rio de Janeiro».
A Minori, lungo il corso del torrente Reghinna Minor, sorgevano numerosi mulini che, insieme ai pastifici, costituivano il tessuto connettivo del piccolo borgo marinaro. E furono proprio i pastai di Minori che, nel corso del XVIII secolo, valicarono i Monti Lattari e si trasferirono a Gragnano, dove impiantarono la moderna industria della pasta. Proprio per questo i minoresi ancora oggi vengono chiamati simpaticamente "cul ianc" (uomini con il fondoschiena sporco di farina), perché da sempre pastai.
Oltre ai tradizionali ricci e scialatielli, non possiamo non menzionare gli ‘ndunderi, una variante delle antiche "palline latine" di origine romana a base di farina caseata, ossia farina di farro e caglio. I pastai minoresi ebbero la felice intuizione di modificare la ricetta, mescolando farina e latte cagliato, o in alternativa la ricotta, ed aggiungendo uovo e formaggio di vacca grattugiato. Una specialità che ha il merito di aver esportato l'aroma ed il sapore della cucina amalfitana oltre i confini nazionali, al punto di essere riconosciuta dal Ministero delle Risorse Agricole e dall'UNESCO come una delle prime paste codificate al mondo.
È stata Antonella Mignacca a riportare in auge questa splendida foto d'archivio, risalente al 1949, che vede la pasta stesa ad asciugare sulla spiaggia di Minori.
«Un nuovo progetto sulla pasta mi sta facendo scoprire immagini straordinarie. Tanto è cambiato il legame tra cibo e il territorio che viviamo, quanto è cambiato il nostro rapporto con il cibo stesso», scrive. E noi siamo curiosi di scoprire, non appena sarà pronto, di che progetto si tratti.
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