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Ottantuno anni fa le bombe ad Amalfi: il ricordo di Sigismondo Nastri

Penso che per questi episodi, soprattutto per conservare viva la memoria delle vittime, Amalfi avrebbe potuto chiedere, negli ottantuno anni trascorsi dalla fine della seconda guerra mondiale, il conferimento di un riconoscimento al valor civile.

Inserito da (Redazione Costa d'Amalfi), giovedì 18 luglio 2024 08:19:32

di Sigismondo Nastri

Avevo otto anni. Abitavo nella parte alta di Amalfi, all'inizio della lunga scalinata che porta a Pontone. Ricordo gli scoppi, che ci fecero sobbalzare dalla paura, in quella terribile interminabile notte tra il 17 e il 18 luglio 1943. E poi le notizie riferite da papà sui morti e i feriti. Fu una pagina dolorosa della storia di Amalfi. Ricordo pure l'esplosione di un'altra bomba, non sono in grado di stabilirne la data, che colpì la cartiera Confalone nella Valle dei Mulini, senza causare danni a persone.

Come pure il lancio da un aereo di un grosso serbatoio in pieno giorno (quello lo vidi cadere, sembrava una bomba, papà ci fece stendere a terra), che sfondò la casa della famiglia Pinto (Tabbòrio) in cima alle Grade lunghe, al rione Madonna del Rosario. Anche in questo caso, per fortuna, non ci scappò il morto.Le bombe cadute in piazza Flavio Gioia - una finì sul palazzo Gambardella, che affaccia in piazza Duomo - fecero undici vittime.

Ecco i loro nomi: Pietro Culicchi, sergente di fanteria, 32 anni; Pasquale Ienco, carabiniere, 21 anni; Vincenzo Marra, 45 anni; Antonio Russo, 33 anni; Gennaro Tatillo, 43 anni. Tutti militari in servizio. E poi: Andrea Abbagnara, 29 anni, tipografo, e Alberto Giovanni Smiraglia, 20 anni, elettricista, entrambi amalfitani, marinai in licenza forzata, nell'attesa che la nave sulla quale erano imbarcati, danneggiata in un'operazione bellica, fosse riparata. E, ancora, i civili, tutti amalfitani: Giuseppe Amatruda, 16 anni; Carmela Benissimo in Cassone, 64 anni, commerciante di tessuti; Antonietta Fiorenza, 20 anni, studentessa universitaria; Francesco Fiorenza, 18 anni, matricola universitaria. Persone che erano uscite di casa, dopo che era stato dato l'allarme, alla ricerca di un rifugio. Parecchi furono anche i feriti.

Penso che per questi episodi, soprattutto per conservare viva la memoria delle vittime, Amalfi avrebbe potuto chiedere, negli ottantuno anni trascorsi dalla fine della seconda guerra mondiale, il conferimento di un riconoscimento al valor civile. Forse c'è ancora tempo per farlo.

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